Rassegna Stampa 2016

Rassegna Stampa 2016


 

SOLE 24 ORE

di Silvia Pieraccini

I giovani scelgono Capucci «Disegno ancora tuttii giorni, una volta dieci vestiti, una volta uno solo, oppure uno schizzo. È una religione mentale, devo tornare sempre a casa con un'idea, presa dalla natura, oppure dall'arte. Poi, certo, il 90% di quello che disegno non viene realizzato. Malamodaèunvirus, non ti abbandona». Roberto Capucci, romano, 86 anni, maestro dell'altamoda, lavora da quasi 70 anni ed è grato a Firenze, la città dove è custodito il suo archivio (nel Museo della Fondazione Roberto Capucci a Villa Bardini) e dove è tornato ieri per ricevere il premio "Piramide dell'eccellenza" di Accademia Italiana. Da dodici anni il premio viene assegnato dagli studenti di moda della scuola fiorentina presieduta da Vincenzo Giubba a maestri e griffe di prestigio (quest'anno ipremiati, oltre a Capucci, sono Monica Sarti del lanificio Faliero Sarti, l'azienda Klopman e il giovane stilista Tawn Chatchavalvong).

A Firenze Capucci ha iniziato la propria carriera, quando nel 195 1 fu "ammesso" (trale ostilità di molti) da Giovan Battista Giorgini a Villa Torrigiani, in quella che è considerata la prima presentazione di alta moda italiana per compratori esteri (poi trasferita nella Sala Bianca di Palazzo Pitti). «Tutti si chiesero chi fosse quel giovane stilista - ha raccontato Capucci - e la prima intervista me la fece Oriana Fallaci». Da allora Capucci ha vestito tutta l'aristocrazia romana, tante attrici del cinema e del teatro, e oggi veste le figlie delle clienti di un tempo, oltre a qualche inglese e americana. A parte gli abiti di alta moda fatti su commessa, il marchio Capucci è nelle mani di un gruppo di soci che da un anno ha avviato un progetto di collezioni pret-a-porter, con la supervisione dello stilista. Stilista che, nel panorama della moda contemporanea, non vede grandi "stelle": «Molto bravi i giapponesi - dice - e in Italia Giorgio Armani che non è mai volgare». Capucci continua ad amare le plissettature, le applicazioni e i materiali insoliti che ha utilizzato nella sua carriera, dalla paglia alla iuta, dalla plastica alle palline fosforescenti dei rosari. Quei materiali che, proprio ieri sera, sono stati il punto di partenza dei capi realizzati dagli studentidimoda dell'Accademia Italiana, che hanno sfilato all'Obihall di Firenze per l'evento di fine corso.

22/04/2016

LA NAZIONE

di Laura Cinelli

«Nessuna come la Mangano»

Lo stile secondo Capucci

il grande couturier premiato dall'Accademia Italiana

«SILVANA MANGANO, dopo di lei nessuna». Roberto Capucci, il grande couturier della moda italiana, ripercorre i ricordi di una vita, della sua arte, delle innumerevoli donne che ha vestito come sculture. E lo fa a Firenze, la città da cui ha iniziato la scalata all'Olimpo del fashion in Sala Bianca, grazie al prestigioso premio "La Piramide dell'eccellenza" che ogni anno l'Accademia Italiana di Arte Moda Design conferisce a personalità di fama internazionale.

Capucci lo è di sicuro. 86 anni portati alla grande, lo charme e l'eleganza di un evergreen, si presta volentieri al gioco delle domande, quasi fosse ancora l'enfant prodige che nel 1950 fu "preso sotto l'ala" del mitico Giovambattista Giorgini che lo volle stilista di moglie e figlie. Lui che già aveva aperto un suo atelier a Roma e che muoveva con successo i primi passi nel campo della sperimentazione e dell'originalità creativa.

Settant'anni di attività, il vanto di aver vestito le donne più belle del mondo con abiti oggi esposti nei musei e ora per Capucci il riconoscimento dei giovani dell'Accademia che sperano di avere un corso analogo al suo.

IERI SERA hanno sfilato all'Obihall di Firenze per presentare abiti fatti con tessuti innovativi, tecnici, colorati, geniali. E hanno voluto lui, il grande Capucci, a presenziare i loro primi passi nel mondo della moda. Assieme al Maestro, sono stati premiati Monica Sarti per le sue preziosissime sciarpe Faliero Sarti, Alfonso Marra dell'azienda Klopman che, come ha spiegato Vincenzo Giubba presidente dell'Accademia «produce ben 40 milioni di tessuto all'anno» e lo stilista orientale Tawn Chatchavalvong, 40 anni, laureatosi all'Accademia , oggi a capo di un piccolo impero nel campo del pret à porter.

Il tema della sfilata su cui i ragazzi dell'Accademia hanno lavorato in questa stagione erano i tessuti, quei materiali da cui si parte per creare fashion. «Ottimo - ha detto il Maestro - per me l'arte della tessitura è sempre stata alla base del mio lavoro. Mi ricordo che per la seconda collezione che presentai proprio a Firenze mescolai la paglia alla seta. E fu un successo. In seguito ho sempre usato materiali fra i più strani, a cominciare dalle perline fosforescenti dei rosari che si illuminavano al buio. E poi l'ottone, la plastica, l'invenzione del plissè perfino sul Casentino...».

E la moda oggi?

«Vedo cose imbarazzanti su donne che pensano di avere ancora 18 anni- spiega Capucci -. Ci vuole dignità e stile, mai dimenticarselo».

Ma il mondo è cambiato...

«Proprio per questo non bisogna indossare abiti che umiliano. Anche i giovani stilisti a volte sbandano, ma devono sempre tener presente stile e sobrietà quando disegnano. Io ho vestito davvero le donne più belle del mondo, tutta l'aristocrazia romana e il cinema italiano negli anni d'oro. Oggi vesto le figlie delle vecchie clienti, italiane, inglesi, americane. Le arabe no, non so farlo». E se un abito scultura di Capucci può costare dai 15 ai 30mila euro, quelli da sposa, con strascico infinito, forse non hanno prezzo. «Vede però - precisa il Maestro - Non si tratta tanto di soldi, quanto di occasioni. Prima a Roma ogni sera c'era una festa, ora si va all'Opera in jeans».

E la donna che ha vestito con piú piacere?

«Silvana Mangano. Era riservata, seria, non si piaceva nonostante il successo di Riso amaro". Quando Pasolini scelse lei come attrice per "Teorema" e me come costumista, toccai il cielo».

Chi la sostituirà?

«Il mio lavoro è personalissimo. Disegno 24 ore su 24. In giro però ci sono dei grandi che mi piacciono, Armani prima di tutti».

22/04/2016

 

IL TIRRENO

di Alice Barontini

Capucci: «Giovani create il bello senza volgarità» Capelli candidi, portamento signorile, modo di fare riservato, quasi timido, che però - una volta rotto il ghiaccio - rivela un carattere gentile e disponibile.

Ha ottantasei anni ma per tutti Roberto Capucci è ancora l'enfant prodige della moda italiana, come lo definì negli anni '50 Christian Dior in un 'intervista su "Vogue" . E del resto la sua creatività pura, la sperimentazione ardita di volumi, cromatismi e proporzioni affascinano ancora le nuove generazioni, tanto che, rivela con una punta di orgoglio, oggi circa settanta laureandi sono alle prese con una tesi su di lui. E tra i suoi giovani estimatori ci sono anche gli studenti dell'Accademia italiana arte moda design di Firenze che, insieme al presidente Vincenzo Giubba, ieri l'hanno premiato al Teatro Obihall con la Piramide dell'Eccellenza, un riconoscimento che da più di trent'anni viene assegnato a un maestro della moda, in occasione della sfilata di fine anno degli allievi. «Per me - racconta Capucci è un onore , sia perché il premio arriva dai giovani, che sono il nostro futuro, sia perché è Firenze a consegnarmelo, una città a cui sono devoto. Qui infatti, a casa di Giovanni Battista Giorgini, l'inventore della moda italiana, sessantacinque anni fa, è iniziata la mia carriera. Ero solo un ragazzino che dimostrava meno della sua età: sembravo un quattordicenne.

Giorgini iniziò a farmi vestire sua moglie e le sue figlie e poi mi invitò al suo tavolo in occasione di una presentazione. Quel giorno mi intervistò Oriana Fallaci e iniziò la mia carriera». Che lo ha portato lontano.

Capucci ha vestito Merilyn Monroe, Jacquelin Kennedy, Gloria Swanson, ha firmato gli abiti di Silvana Mangano in "Teorema" di Pasolini, ha con vinto Rita Levi Montalcini a in dossare il suo primo abito con strascico in occasione del Nobel a Stoccolma. E poi con il suo stile che contamina arte, architettura, moda e design ha rivoluzionato il modo di intendere un abito, trasformandolo in scultura di tessuto capace di entrare a buon diritto nei musei più prestigiosi di tutto il mondo. «Ho lavorato come un minatore - confida sorridendo - oggi, tornassi indietro, non lo farei più. Le cose che si amano si fanno una volta sola nella vita». Il successo più bello? «Nel 1995, quando partecipai alla Biennale di Venezia. La Biennale è sempre la Biennale». La sfilata di fine anno dell'Accademia italiana arte moda design ha come tema la ricerca sui materiali. Un aspetto che ha influenzato profondamente anche il suo stile. «Si, mi sono sempre divertito a utilizzare vari tipi di tessuto, da quelli piùpreziosi come organza e seta a quelli più poveri e particolari, come paglia e iuta, l'ottone e il bamboo per i corpetti o persino le perline dei rosari che, essendo fosforescenti, al buio creano effetti sorprendenti».

Una carriera, quella di Capucci, che è passata indenne attraverso i tanti cambiamenti avvenuti nel mondo. «Sì, tutto, il mondo è cambiato. Soprattutto sono diminuite le occasioni per portare abiti di un certo tipo, d'alta moda, di sperimentazione pura. Oggi si va a una prima di teatro con i jeans e con la bottiglietta d'acqua in mano.

Ai giovani stilisti consigli o di dimenticare la volgarità e tendere al bello. Bisogna far ascoltare la musica classica ai bambini, abituarli a vedere l'arte, la natura. Ho sempre cercato di rendere la donna una dea, una regina. Oggi le cose sono cambiate. I giovani stilisti però possono adattarsi ai tempi e creare ancora abiti importanti, creativi e allo stesso tempo portabilissimi. Senza cedere alla volgarità».